Bolentino Magazine

Bolentino .. partiamo da zero

 

Sicuramente il bolentino è la tecnica di pesca dalla barca più praticata in assoluto.

Concettualmente semplice è alla portata di tutti e può regalarci divertimento e prede interessanti in tutte le sue declinazioni.

Basta allontanarsi anche poco dalla riva per ottenere ottimi risultati senza neanche un grandissimo impegno economico perché il bolentino può essere praticato tanto a mano (come nella tradizione dei nostri nonni) o con attrezzature di livello con canne e mulinelli estremamente sofisticati.

 

In principio

Un pezzo di sughero e del filo di nylon sono il punto zero della pesca a fondo dalla barca.

Qualche decina di metri di nylon, un piombo ed una montatura di pochi ami sono lo strumento base di pesca e, malgrado l’estrema semplicità, estremamente efficace.

Anzi la sensibilità che se ne ricava, sentendo le mangiate sulle dita rappresenta un bagaglio di esperienza importante che ci aiuterà molto quando si passerà a soluzioni più evolute.

Costruirsi una lenza a mano è semplicissimo e molto divertente e basta realizzare uno dei terminali  che seguono per armarsi e affrontare pesche fino a fondali di 20 o 30 metri; ed anche di più quando ci si impratichisce e si acquisisce la giusta manualità.

Per chi vuole invece è possibile reperire lenze già pronte, realizzate da professionisti di settore dal funzionamento garantito.

La Canna 

Il passo successivo è ovviamente l’acquisto di una canna e di un mulinello.

A chi è alle prime armi il consiglio che possiamo dare è quello di optare per due strade.

Se penseremo di pescare sul serio è bene da subito attrezzarsi per bene con prodotti di qualità; qualità che garantisca durata ed efficacia.

Chi invece ne farà un uso meno intensivo è bene che si attrezzi con materiali di buon livello, anche se entry level, ma poi rivendibili e allo stesso tempo robusti.

E’ ovvio che non esistono canne adatte per tutte le profondità e tutte le esigenze; infatti un bolentino profondo impone canne adeguate ma anche competenze all’altezza, che la qualità del solo materiale non potrebbe colmare.

Infatti una canna si distingue per peso del piombo gestibile e per lunghezza.

E se il piombo poi è legato alla profondità ed alle condizioni di pesca, la gestione di una canna lunga, necessaria in alcune situazioni sia per l’uso di terminali lungi che per meglio allontanarci dalle murate, è impegnativo se non si ha la giusta abitudine insieme ad una capacità fisica da non trascurare.

 

Il mulo

I muli, più son buoni è meglio è; la scorrevolezza, il movimento corretto della bobina e la sua capienza sono prerogativa, con le dovute eccezioni, dei prodotti di marca.

Sicuramente non scenderemo mai sotto un 5 mila fino a taglie come l’8mila per le maggiori profondità.

Un mulinello buono è per la vita, le cinesate sono per qualche mese.

 

I filati

Non ci sono molte alternative, tra i filati da mettere in bobina, quindi dovremo scegliere tra nylon e multifibra.

Non spendiamo parole sulle caratteristiche dei due filati che, conosciamo tutti a memoria, piuttosto possiamo dire che il nylon è sicuramente utilizzabile su fondali più modesti, perché non ci sono lunghezze in gioco tali da rendere l’elasticità un limite alla sensibilità, rispetto alle tocche.

Anzi un nylon, grazie alla sua elasticità, ci mette al riparo da problemi conseguenti ad un incaglio, o ad una preda più ostinata.

 

Aggiungiamo anche che il nylon è più silenzioso non propaga le vibrazioni e sicuramente questo può essere un criterio di preferenza

Da 0.28 a 0,35 può essere una scelta adeguata, come buon compromesso tra sezione, robustezza e elasticità

Il multifibra a parità di carico è più sottile e sicuramente è la soluzione su fondali elevati offrendo minor resistenza rispetto alla corrente e in alcune situazioni consente di scendere di grammatura sulla zavorra.

Un 8 capi da 0,15/0,18 può essere il valore di riferimento per prede medie e profondità medie.

Con l’uso del trecciato è bene applicare, prima dell’attacco del terminale, uno shock leader, ovvero uno spezzone di nylon di qualche metro, che funga da ammortizzatore

 

I terminali

Quando parliamo di terminali, si apre un mondo.

Numero, posizione e lunghezza dei braccioli sono i temi caldi sul quale si centra la costruzione di un terminale da bolentino.

Ecco due metodi diversi per connettere i braccioli alla madre e garantirne la rotazione in tutti i sensi

 

Qui di seguito riportiamo alcune soluzioni classiche valide per molte specie

La costruzione prevede una seppur modesta, manualità, soprattutto nella realizzazione dei braccioli che debbono poter ruotare su due assi per evitare di ingarbugliarsi.

Poi con l’esperienza si potranno usare braccioli lunghi o lunghissimi, ma è un passo successivo al quale si approda dopo un po’ di gavetta.

 

Due schemi elementari e polivalenti per pescare su fondali medi

 

Per iniziare si possono acquistare anche terminali pronti, molto efficaci e funzionali.

Un’attenzione va riservata agli ami, la cui scelta deve essere proporzionata alle prede ed alle esche.

Il commercio offre molte opportunità ma sicuramente la scelta è bene che cada su ami specifici con una curva ampia, a gambo dritto o beak .

Le zavorre

 

Il consiglio è quello di usare piombi a pera dotati di girella, meglio se del tipo plastificato di colore giallo; questo colore infatti risulta attrattivo per i pinnuti.

Per il peso non c’è uno standard; vige la regola che più si è leggeri e più si è catturanti, ma è vero anche che bisogna approvvigionare più grammature per avere sempre quella giusta che ci consenta di stare bene sul fondo.