di Umberto Simonelli
Il drifting è una disciplina veramente versatile; anzi potremo definirla l’arte del richiamo.
Una sottile scia di odori e sapori che può richiamare i pesci da distanze enormi.
Ma questa volta non ingannerà i grandi pelagici, ma pregiatissimi sparidi.
Sparidi di fondo, sospettosi, volubili e combattivi, come i i saraghi maggiori, che insidieremo con attrezzi leggeri e con la tecnica del light drifting e con le esche più comuni in assoluto, le sarde.
Lo spot
Prima di iniziare la nostra virtuale sessione di pesca, spendiamo due parole sulla scelta dello spot.
Non tutti i fondali ospitano saraghi di taglia interessanti per questa pesca; perché, tra le altre cose, cercheremo la massima selettività perché saremo alla ricerca di pesci grandi.
Allora i fondali che dovremo ricercare sono misto sabbia scoglio, o meglio grotto e anfratti sparsi tra le posidonie, con batimetriche dai 12 ai 25-30metri di profondità, antistanti spiagge, calette e moli frangiflutti.
Posti ricchi di corrente insomma, e di mangianza.
Si pesca dall’ alba al tramonto, meglio se dopo una buona scaduta, con acqua leggermente torbida.
Cielo plumbeo e magari una “fastidiosa” pioggerella, completeranno lo scenario migliore.
Occhio alla marea: i saraghi entrano in attività a cavallo della fase di alta e per qualche ora ancora subito dopo il colmo.
Universale sardina
Per una battuta di mezza giornata, sono necessarie 2/3 casse di sarde.
Per gli inneschi ne selezioneremo due o tre kg di quelle ben conservate, o meglio ancora le reperiremo freschissime al mercato.
Per mantenerle ben sode, ed evitare che i bocconi si sfaldino le terremo nel ghiaccio.
Le utilizzeremo tagliate in piccoli pezzi oppure intere ma private della testa.
Per la pasturazione dovremo operare in modo tale da creare una scia omogenea, gettandone ad intervalli di 2/3 minuti, la quantità opportuna per evitare che i pesci richiamati si disperdano.
In alcuni casi, nelle fasi iniziali, può essere proficuo pasturare a fondo con l’ausilio di un pasturatore a sgancio.
Infatti lo scopo, oltre ad attirarli, è quello di farli stazionare ad una distanza ottimale dalla barca per pescarli sul filo della corrente.
Con pesci in frenesia, si diminuirà pian piano l’intensità della pasturazione stessa per non saziarli.
Armamento da saraghi
L’attrezzatura che consigliamo e che usiamo regolarmente in questi casi, è costituita da canne da 3,50 m a 5 m, con vettini sensibilissimi ed equipaggiate con mulinelli 4500-5500 , caricati con nylon dello 0,22-0,24, possibilmente del tipo dicroico.
Il terminale, meglio se in fluorocarbon dello 0,22/0,26, si monterà in linea con la madre, tramite una girellina a tre metri dall’ amo .
Gli ami consigliati sono ad occhiello, con curva ampia come quello in figura.
La sua dimensione sarà relazionata al size del boccone: solitamente il 4 è per il tocchetto, il 2 per la sarda intera o per il filetto.
Considerando che in caso di corrente media o sostenuta dovremo zavorrare la nostra montatura, dovremo avere in barca del piombo tenero spaccato a palline del peso di 1gr, per poter gestire piombature di peso complessivo fino a 5 gr.
In azione
L’azione di pesca si effettuerà rigorosamente con barca ben ancorata.
Fileremo in mare l’esca a seguire la corrente, ossia in rilascio.
Ad archetto aperto daremo filo man mano che il boccone tenderà a “tirare” , fino a toccare fondo senza preoccuparci di quanto filo sbobineremo, infatti potremo arrivare anche a 50 metri dall’imbarcazione, prima di posarci .
La mangiata del sarago sarà inconfondibile, tocche secche e potenti, e il combattimento successivo, sarà divertente e gratificante.
Occhio, che anche qualche oratona ( e non solo) potrebbe capitare più spesso di quanto pensiamo.