Quando si parla di Sardamatic ci si riferisce all’azienda che letteralmente ha rivoluzionato il mondo del drifting.
La vera rivoluzione industriale di settore che ha dato una nuova configurazione al brumeggio, con la costruzione e commercializzazione di vere e proprie macchine capaci di effettuare un’azione automatica e incisiva di pasturazione.
Possiamo dire che sono state delle invenzioni rivoluzionarie che hanno cambiato il nostro modo di pescare.
Ma dietro alla genialità di queste innovative macchine c’è un uomo, la sua passione per il big game , la sua esperienza e la competenza tecnologica per immaginare e creare questi robot da pesca.
Il protagonista di tanta genialità si chiama Giovanni Spinelli, pugliese doc fondatore del brand Sardamatic.
Non potevamo rinunciare ad intervistare Giovanni Spinelli per far conoscere ai nostri lettori uno dei veri innovatori del mondo del big game.
Giovanni, oramai per tutti i pescatori Sardamatic ha un significato universale e vuol dire pasturazione e tonni.
Partiamo un po’ da lontano, raccontaci come nasce la tua passione per la pesca.
Con gli amici, quando non andavamo a scuola, ci recavamo presso un laghetto qui in Puglia, per fare il bagno.
Per la prima volta ho pescato con mio zio Dino all’età di 15 anni.
Zio Dino lavorava in Sicilia e quando era libero andava a pesca.
Io ero curioso di vedere quali pesci ci fossero in quel laghetto, così quando tornò nel nostro paese, Sammichele di Bari, per le vacanze gli chiesi: “Perché non andiamo a provare a pescare al lago?”.
Ci siamo andati e abbiamo preso qualche carpa. Lui non era ferrato sulla pesca in acqua dolce ed io, chiaramente, ero alle primissime armi!
Non sapevamo cosa scegliere come esca!
Una foto storica di un giovanissimo Giovanni Spinelli alle prime armi !
Alla fine abbiamo usato le lumache di terra sgusciate! Lui le aveva già provate per la pesca in mare e funzionavano!
In seguito ho esplorato altri laghetti e successivamente sono passato alla scoperta della pesca nel fiume.
Con un amico cominciai ad andare a pesca al fiume Basento. Pescavamo i cavedani e i barbi con i bigattini.
Al mare ho pescato molto più tardi, avevo circa 20 anni.
Pescavo dallo scoglio a Polignano a Mare. Alternavo il mare al lago. Il mare però era più vicino e riuscivo ad ottenere più prede che in acqua dolce. Pescavo soprattutto le boghe.
Dalla barca poi ho provato a pescare per la prima volta con un amico di famiglia a Polignano a Mare e avevo 23 anni.
Lui possedeva una piccola barca e pescavamo gli sciarrani e le donzelle. Poi ho desiderato fortemente possedere una una barca.
Così ho comprato una bella barchetta rossa quando avevo circa 28 anni. Facevo pesca a bolentino, pescavo polpi, seppie e .. insomma, quello che capitava!
Come sono nate, quale è stata la scintilla che ti ha fatto immaginare quelle che definirei delle vere e proprie invenzioni, ovvero il getta sardine ed il trita sardine?
Delle macchine a tutti gli effetti, che oggi sono diventate un sussidio indispensabile per gli appassionati di drifting e che, malgrado siano oramai sul mercato da tempo, risultano ancora all’avanguardia.
Nel 1996, un amico mi aveva parlato con molto entusiasmo di un una tecnica che aveva visto utilizzare nella zona di Pescara. Ci è venuta voglia di provarla!
La tecnica era quella del drifting. Da subito riuscimmo a catturare qualche tonno. Era bellissimo pescare in questo nuovo modo, ma si doveva stare lì a gettare una sarda alla volta in mare…una vera scocciatura!
A quel punto mi si è accesa la lampadina! Era necessario automatizzare questa operazione! Con un paio di lamiere, nel giorno di pasquetta di quello stesso anno, ho realizzato il primissimo prototipo, a manovella!
Nel corso dei giorni seguenti ho messo a punto il secondo prototipo, motorizzato che, invece dell’attuale fotocellula, come sensore utilizzava un interruttore a mercurio.
C’era un’asticella leggera simile ad un ago di bilancia e appena cadeva una sarda su di essa, l’interruttore a mercurio si inclinava e faceva fermare la macchina.
Quando l’asticella si liberava dal peso della sarda, tornava al suo posto.
Il prototipo finale l’ho realizzato in una settimana ed era molto simile alla versione attuale del Getta Sarde.
Ho cercato da subito il meglio nei materiali e nel design.
Il Trita Sarde è nato appena dopo!
La passione di Giovanni .. i dentici, pesci che ti stregano ..
Il mondo Sardamatic è una fucina di idee e prodotti, dal pasturatore a lame a quello a sgancio, ai portacanne agli affondatori fino ad una miriade di accessori per il big game e la pesca dalla barca.
Una realtà produttiva made in Italy di gran prestigio che ci piacerebbe conoscere meglio.
Avendo puntato sull’attrazione per i tonni, ho cercato di realizzare tutti complementi necessari per portare a termine la cattura di questi meravigliosi animali.
Con il tempo e l’uso degli attrezzi che ho creato, sono nati miglioramenti. Per esempio ho notato che il Trita Sarde funziona meglio aggiungendo un po’ d’acqua all’ interno dell’imbuto.
Ho constatato che le sarde, spruzzate costantemente con l’acqua, producono una scia di squame, sangue e poltiglia che crea una specie di nuvola in mare, e questa nube risulta essere molto attrattiva per i pesci, stimola ancora di più il loro olfatto!
Così ho creato la pompa Wake Blood.
Il tritasarde Sardamatic, un prodotto, famoso nel mondo, davvero geniale, ora accessoriabile con il WakeBlood che ne ottimizza il funzionamento
Oltre che per i tonni, ho sempre avuto la passione per i dentici e le ricciole.
Mi piace molto la traina con l’affondatore e tempo fa non riuscivo a trovare una pinza abbastanza sensibile e tarabile che potesse sganciarmi il filo fedelmente come regolata in origine. Le pinze che avevo provato non si sganciavano o si sganciavano al momento meno opportuno.
Così ho deciso di brevettare la mia pinza ideale! Una volta tarata, la pinza a sgancio rapido Sardamatic, mantiene la taratura fino a quando non la si va a modificare e poi il filo non striscia fra le guancette e quindi non si spezza.
E’ una pinza fedele, quando la si tara per esempio a 300 grammi di trazione e la si richiude per un’altra azione di pesca, la vecchia taratura resta sempre 300 grammi.
La pinza di sgancio Sardamatik è sul serio una delle pinze più funzionali in assoluto
Prima di salutarci volevo porti una domanda meno tecnica. Il mondo della pesca ricreativa è molto cambiato e sicuramente andrebbero presi anche a livello politico provvedimenti per riconoscere la giusta importanza alla nostra categoria e all’indotto economico che rappresenta il settore. Quali sono da imprenditore di settore i tuoi punti di vista e i tuoi suggerimenti ?
Ci sono molte più restrizioni negli ultimi tempi. Il messaggio che spesso si percepisce è che i colpevoli dell’estinzione dei tonni siano i pescatori sportivi, quando poi arrivano le navi che li prendono tutti con chilometri e chilometri di reti solo per fini economici.
Bisognerebbe fare molti più controlli e dare restrizioni ai professionisti del settore pesca e non a noi pescatori sportivi. Inoltre, vengono mischiate le quote dei professionisti con quelle dei pescatori sportivi.
Ovviamente i professionisti esauriscono la quota in brevissimo tempo! Bisognerebbe creare due quote distinte quantomeno. La pesca come sport unita al turismo ha tutte le potenzialità per dare una scossa positiva all’economia del Paese. La pesca è tradizione da tramandare alle nuove generazioni con i mezzi più vicini ai giovanissimi.
Grazie Giovanni del tuo tempo e grazie anche per l’innovazione che hai apportato al mondo della pesca ricreativa.
Umberto Simonelli