Ci sono dei giorni in cui di fare esca non se ne parla proprio. I pesci sembrano non esistere più, il fondo appare piatto e solitario e in giro non c’è neppure l’ombra di un sughero o di uno sgombro. Eppure……. fino al giorno prima sembrava che questi pesci dovessero saltarci in barca.
E allora è il momento di aguzzare l’ingegno cercando in qualche modo di sbloccare la situazione, con qualche espediente che solleciti i pesci.
Vita da pesci
Ci sono delle situazioni in cui i pesci, pur essendoci, sono irrimediabilmente in stasi. Nasce quindi la necessità di “svegliarli”.
Perché, soprattutto quando c’è necessità di fare esca, il tempo è prezioso. Sicuramente presto o tardi l’attività riprenderà di nuovo, ma capita che, se ci sono predatori in giro, i sugheri, gli sgombri e gli altri possibili pesci esca si mettano al sicuro, stazionando sul fondo.
Una cannina da spinning, anche di quelle travel, vanno benissimo per questa pesca .
L’idea
Sicuramente la sperimentazione è una delle soluzioni per situazioni complicate: insomma, come si dice, la necessità aguzza l’ingegno. E forse non si tratta neanche di una idea singolare e altri l’avranno già messa in pratica.
Ma, oltre l’idea, quel che fa la differenza, o meglio l’ha fatta più volte, è l’animazione delle esche. In realtà non abbiamo fatto altro che accoppiare a un sabiki di provata efficienza dei piccoli jig di pochi grammi: non davvero per sostituirli banalmente al piombo della lenza giapponese ma per creare un vero e proprio sistema pescante.
La logica consiste fondamentalmente nel far lavorare il sistema pescante quasi parallelo al fondo, animandolo con jerkate che possono variare per ampiezza ma mai frenetiche.
Il principio
Il principio è quello di creare un trenino che simuli una predazione, in grado di essere lanciato ed arrivare anche velocemente sul fondo. Da qui l’idea del jig e del sabiki.
E’ ovvio che bisogna scegliere dimensione di jig e sabiki a seconda del foraggio che sappiamo essere in zona, perché mandare a spasso jig enormi e svolazzanti sabiki quando la mangianza è fatta di lattarini non funziona.
I jig più grandicelli potranno essere accoppiati a sabiki più grandi e viceversa, per mantenere un rapporto credibile tra prede e predatori. Il peso del jig sarà anche proporzionale alle profondità da raggiungere.
Il movimento
Il movimento gioca un ruolo importantissimo. Sebbene si possa adoperare il sistema in verticale come sabiki, la vera potenzialità sta nel far lavorare jig e sabiki molto angolati, facendo giungere il tutto sul fondo, per poi iniziare una lenta azione di recupero, a piccole e lente jerkate; con stop and go e lunghi rilasci che facciano ricadere il tutto sul fondo.
La risposta, se i pesci sono sul fondo, è rapida e si tratta solo di aggiustare il tempo, come se si dovesse prendere il ritmo.
La reazione che può generare un giusto accoppiamento tra lenza e jig può scatenare aggressioni multiple violentissime che, come in questo caso, riducono il complesso ad un garbuglio indistricabile …
I clienti
Le prede oggetto della nostra pesca, in origine, erano i sugheri che, nel nostro caso pressati dai tonni, erano in sicurezza, appiattiti sul fondo.
Facendo passare sotto il naso, in zone dove sapevamo essere forte la loro presenza, le nostre esche, abbiamo effettuato svariate catture, anche multiple, ma tutte sul sabiki.
Anche una bella cavalla, sorpresa su un fondale più impegnativo, non ha saputo resistere all’attrazione fatale dell’accoppiata; anche la cheppia, il pesce della foto di apertura, animale abbastanza raro, è rimasta sedotta dal piccolo jig
Quando abbiamo intercettato predatori più voraci e di maggiori dimensioni, questi hanno predato sul jig, segno evidente che i sugheri erano entrati in competizione col jig che sembrava all’inseguimento delle esche del sabiki, mentre sgombri e palamite hanno mirato al colpo grosso insidiando a loro volta il predatore: tutto nel perfetto stile della catena alimentare.
Range di azione
Avere un buon assortimento di jig e di sabiki, magari anche auto costruiti con piccoli artificiali molto visibili, è determinante per incontrare il volubile gradimento dei pesci.
Abbiamo ottenuto risultati interessanti tanto su bassi fondali che su fondali più impegnativi fino a una quarantina di metri: essenziale l’uso di un trecciato sottile da 8 a 10 lb al massimo, che consenta di arrivare sul fondo con il minimo dell’attrito.
Per pescare ci è bastata una leggera canna da spinning travel ed un mulinello del 3000. Anche sulle mangianze la capacità di pesca del nostro ibrido si è rivelata interessante, tanto in caduta che in recupero.
Quando i pesci sono sul fondo e vanno debitamente sollecitati, è consigliabile lanciare a favore di corrente lasciando affondare le esche e dare filo quando la barca si allontana in modo da stendere la lenza il più orizzontale possibile, iniziando il movimento di recupero solo dopo.