Magazine Traina col Vivo

Traina con il vivo : Dentex attack !

di Umberto Simonelli

 

C’è un momento, un attimo particolare in cui si decide la sorte dell’azione di pesca.

Quei brevi ma infiniti momenti in cui il dentice attacca l’esca che gli proponiamo.

Pochi secondi in cui ci si gioca il tutto per tutto.

Un’occasione che probabilmente non si ripeterà a breve e che sarà, pertanto, indispensabile gestire al meglio.

Solo una perfetta padronanza della situazione ed una attrezzatura all’altezza ci aiuteranno a coronare l’azione di pesca con la cattura.

Tecniche di caccia …

Il dentice è il predatore perfetto; una macchina da guerra capace di azioni di caccia e di aggressione velocissime ed imprevedibili alle sue prede.

I suo denti, da cui il nome, sono la fotografia del suo atteggiamento predatorio, della tecnica con la quale aggredisce le sue prede.

Una bocca costellata di acuminati denti conici che la natura ha progettato per uccidere e dilaniare. Va da se che il modo in cui il dentice attacca è in genere violento, studiato per uccidere la preda e smembrarla prima di cibarsene: un’aggressione che avviene in velocità, dopo una accurata valutazione della situazione da parte del pesce.

Uno scenario che evoca la savana e la caccia dei grandi felini; contesto che in effetti è molto simile, sebbene si svolga sott’acqua.

Le prede rimangono vittima dell’effetto sorpresa, grazie ad un’azione istantanea e precisa in cui è difficile, per non dire impossibile, che il dentice possa sbagliare un colpo.

Aggressioni che vengono sferrate con le fauci in massima estensione, così da carpire anche prede di dimensioni ragguardevoli.

 

Difficile sfuggire ad una bocca così, emblematica dell’aggressività di questo pesce. Bocca che però può essere  estremamente delicata nel saggiare l’esca ….

 

Abitudini che cambiano

Precedentemente abbiamo descritto un attacco standard o, meglio, uno degli attacchi del dentice; ultimamente, però, questi pesci, in alcuni contesti, hanno cambiato schema di ingaggio alla predazione, soprattutto quando sono interessati da esche come i cefalopodi.

Gli approcci sono molto sospettosi, quasi timidi; ammesso che i pesci possano esserlo …

In realtà pensiamo che i pesci abbiano cambiato strategia confrontandosi con alcuni inganni, quasi ne avessero intuito il pericolo.

E, quindi, “assaggiano” delicatamente ed anche pesci di taglia possono avere comportamenti molto simili ai pesci disturbatori.

Ed è così che in breve, se non si attivano contromisure, ci si trova in men che non si dica con esche dilaniate ed inutili, buone forse solo ad essere riutilizzate in cucina.

Analizzeremo, quindi, qui di seguito le varie situazioni che si possono incontrare durante l’attacco alle esche, cercando di trarne delle regole generali.

La sfuriata del dentice, dopo lo strike è da brivido ……

 

L’attacco violento

Quando l’attacco è violento, deciso e senza esitazioni, in genere la situazione è abbastanza semplice, perché in fin dei conti il dentice fa tutto da se.

Aggredisce l’esca e si allama autonomamente, rendendo la ferrata una pura formalità.

Spetterà a noi, con il dovuto tempismo, staccare il pesce dal fondo e gestire la reazione a volte incredibilmente violenta e rabbiosa.

Trattenuta la preda e staccata dal fondo il recupero non comporterà grossi problemi, complice il fatto che il dentice, al diminuire della profondità, soffre molto il gioco della pressione.

Un bel dentice catturato sul far del giorno, dopo un attacco all’esca decisamente insospettabile che non avrebbe mai fatto pensare ad un dentice di taglia 

In punta di labbra

Da un po’ di tempo a questa parte, e soprattutto nelle zone di pesca più frequentate, l’attacco dell’esca ha cambiato ogni connotazione.

Il dentice attacca l’esca ripetutamente, le prime tocche saranno nette e brevi, una a pochi istanti dall’altra, ma leggere.

Dovremo, quindi, tenere sempre sott’occhio il cimino della nostra canna, attenti a percepire ogni più piccolo fremito.

Quando le tocche si fanno ben visibili, abbasseremo la canna, con la frizione in free, lasciando andare il boccone, come se invitassimo il pesce a ingoiare, poggiando il piombo a terra …

Insomma, dovremo quasi imboccarlo!

Se tutto verrà fatto come si deve gli attimi che seguono saranno esaltanti.

Il pesce ingoierà l’esca e la ferrata, decisa, che assesteremo aprirà le danze.

Poi qualche pompata per staccare il pesce dal fondo segnerà l’inizio del recupero.

 

Spesso, negli ultimi tempi, gli attacchi dei pesci, anche di grossa taglia ai cefalopodi, si ferma alla lacerazione dell’esca se non si adottano le dovute “contromisure” ….

Quando l’esca è un pesce

Diverso sarà il comportamento del dentice quando lo insidieremo con piccoli pesci.

Il dentice attaccherà la nostra esca con uno o due colpi secchi e la ingoierà.

In queste condizioni non potremo perdere l’attimo, ogni frazione di secondo sarà preziosa.

Dovremo accompagnare la mangiata favorendo il pesce, abbassando la canna, ferrando solo quando il boccone sarà saldamente nelle fauci del pesce.