Testo e foto di U.Simonelli e S.Vinci
Pescare un tonno è un’esperienza che genera dipendenza.
La forza e la maestosità di questo animale, che è il pelagico più grande del mediterraneo, conferiscono alla sua pesca emozioni irripetibili.
La tecnica più consolidata per insidiare il gigante rosso è il drifting, metodo che consiste nell’ingannare i pesci con esche morte e attirandoli grazie alla scia di pastura.
Una tecnica praticata da quasi ottomila equipaggi in italia
In questo articolo invece vogliamo condividere l’esperienza dia una pesca al tonno sui generis ma ancora più emozionante.
Parliamo di traina con il vivo.
Certamente una traina “strong” con esche importanti, molto più impegnativa di quella che siamo abituati a praticare alla ricerca di dentici, ricciole e cernie.
Una traina forse più difficile e prettamente di ricerca, perché priva dei riferimenti del fondo che invece sono fondamentali con altre prede.
Il tonno è un runner incredibile e non ha limiti nei suoi spostamenti.
Come tutti i pesci, però, è abitudinario e quindi ripercorre sempre le stesse rotte e questo ci aiuterà a cercarlo negli areali in cui è maggiormente possibile incrociarlo.
Parliamo dei luoghi abituali in cui lo si pesca in drifting, nelle zone in cui i pescherecci puliscono le reti , in quei punti in cui andamenti del fondale sono favorevoli alla presenza massiccia di foraggio o gli importanti salti batimetrici.
Un combattimento a dir poco estenuante conclusosi dopo il tramonto con un tonno over 100:
impossibile averne ragione senza un’attrezzatura efficiente ed equilibrata
L’attrezzatura
Qui si gioca pesante e l’attrezzatura non potrà davvero avere compromessi.
Non c’è da scherzare perché trainando un’esca nel blu, gli incontri che si possono fare sono senza regole e il big può essere in agguato ovunque.
Quindi ci vuole roba tosta affidabile e senza compromessi.
Quindi sicuramente dovremo orientarci su canne anellate adatte al multifibra, che è imprescindibile in questa tecnica.
Parliamo di canne da 50/80 lb e mulinelli adeguati.
Un doppio libraggio è ideale perché consente di gestire al meglio anche prede più light e, sebbene con tutti i limiti del caso, apprezzare i movimenti delle esche.
Certo non sarà come nella traina con il vivo che conosciamo perché la sensibilità purtroppo deve lasciare spazio alla potenza, ma comunque con occhio attento ed una canna giusta è possibile leggere l’attività dell’esca.
In bobina, come dicevamo, serve tassativamente un multifibra e ne serve tanto per gestire le fughe.
Nella nostra attrezzatura abbiamo scelto di imbobinare un trecciato particolare, il Jerry Brown hollow core da 80 lb per uno specifico motivo.
Questo trecciato è cavo e quindi consente di connettere il pre-terminale senza nodi, semplicemente infilandolo all’interno, così come si fa nelle connessioni windon.
Sarà una convinzione maniacale ma in una logica di combattimento che prevede di forzare al massimo il pesce, contrastando subito la fuga, il fatto di limitare i nodi ad uno, quello dell’amo, ci solleva dal dubbio delle rotture accidentali.
Poi è ovvio che tutto può succedere ma non lasciare nulla al caso è decisamente più rassicurante.
Il terminale
Di fatto non ci sono trucchi e segreti da scoprire per pescare a traina i tonni, ma solo alcune accortezze da osservare per non perdere i pesci.
Oltretutto un’attrezzatura ben organizzata aumenta anche la sicurezza, perché, lo ribadiamo, nella traina tutto è più diretto ed immediato e sono pochi i metri di filo che ci possono separare dalla preda.
Quindi ecco che, dopo qualche rottura, il terminale in uso è realizzato alla logica della robustezza.
E niente di meglio che lo schema in figura per capire come è fatto.
Gli ami
Gli ami circle sono, per la nostra esperienza, i migliori in assoluto per questa tecnica
Su questo argomento la risposta è una e tassativa: “CIRCLE”
Questa tipologia di amo è la più efficacie e sicura in questa tecnica ed il fatto di tenere il filo fuori dalla bocca è determinante per evitare di sovradimensionarne la sezione, penalizzando il nuoto dell’esca.
Misure ovviamente grandi proporzionate all’esca in uso, che a sua volta dovrà essere importante.
Il barracuda è un’esca micidiale
Le esche
I tonni non vanno per il sottile ed abbiamo avuto strike su tutto dalle grandi occhiate alle tanute di taglia, alle grandi cavalle fino ai barracuda e alle lampughe.
Non abbiate paura di innescare esche veramente grandi perché i tonni scrupoli non se ne fanno davvero.
Un tonno in caccia non focalizzato su un target specifico, da cui non si distoglierebbe per nessuna ragione al mondo, non va per il sottile e letteralmente ingurgita la preda e parte come un proiettile.
E la fuga può essere molto più importante di quelle del drifting anche perché la velocità di traina, soprattutto con esche adatte è sostenuta e si somma a quella del pesce.
Anche la lampuga è un pesce a cui i tonni non sanno resistere
Un po’ di tecnica
In solitaria può essere una pesca super adrenalinica ma difficile da gestire, paradossalmente più facile da condurre con barche leggere che possono assecondare anche la trazione del pesce.
Con barche grandi e pesanti lo skipper è fondamentale e la gestione del combattimento è nelle sue mani.
Lo strike è fulmineo e la partenza al fulmicotone.
Non useremo un vero e proprio piombo guardiano, ma una zavorra compresa tra i 250 e i 350 gr o più se serve, a monte del preterminale per tenere l’esca in quota.
Si può applicare con un elastico o con una delle pinzette in commercio o come un mini guardiano.
Non è necessario raggiungere il fondo perché un tonno in caccia percepisce una preda in quota senza difficoltà alcuna.
E’ bene tenere la frizione al limite dello slittamento e serrarla progressivamente fino ad arrivare a trattenere il pesce.
Dopo è un confronto diretto tra uomo e pesce.